Molto spesso noi esseri umani perdiamo di vista le mezze misure, le prospettive mediane. Così è per il Tantra. Alcuni ignorano di cosa si stia parlando nello specifico, o ritengono indistintamente che sia una specie di ginnastica assimilabile al Kamasutra.
Altri credono che per imparare il sesso tantrico ci sia bisogno di fare corsi, leggere magari decine di libri prima di poter essere ammessi. Certo, l’erudizione e la cultura di base aiutano nell’approcciare questa pratica, ma bisogna partire dalla consapevolezza che non si tratta di una religione o di una scuola di pensiero. Quando si intraprende un cammino di questo tipo di parte dalla consapevolezza che non c’è niente di umano che sia impossibile da imparare. Il tantra è un approccio alla vita ed alle relazioni amorose. All’inizio, l’unica cosa che è possibile in qualche modo misurare, è rappresentata dalle nostre reali intenzioni di crescita, dalla nostra voglia di porci degli obbiettivi da seguire.
Yab Yum, o “Padre Madre”
La pratica dello Yab Yum si basa sulle polarità energetiche dell’uomo e della donna. L’uomo è seduto a gambe incrociate e la donna gli si siede di fronte in grembo, avvolgendo il suo corpo con le gambe. Insieme, uomo e donna rappresentano Shiva e Shakti, le energie divine maschili e femminili complementari.
Lo Yab Yum è una pratica che, attraverso la fusione dei corpi, ci mette in contatto con nuovi punti energetici ed emotivi del nostro io. Sono quei “cuori compassionevoli” che ci consentono di esprimere meglio noi stessi e la nostra connessione con l’altro.
Per avvicinarsi allo Yab Yum è necessario procedere attraverso tre fasi, necessarie a costruire quello spazio sicuro, a livello fisico e mentale, dove far emergere l’intimità energetica. Ogni fase dovrebbe durare intorno ai 20 minuti.
Fase I: Ginocchio-contro-ginocchio
I partner si mettono seduti l’uno di fronte all’altro, con le ginocchia che si toccano leggermente. Lentamente appoggiate le mani o gli avambracci sulle ginocchia, guardandovi intensamente negli occhi. Rilassatevi, passate qualche minuto concentrandovi sul vostro respiro, possibilmente sincronizzandolo con quello del vostro partner. Una volta che avete trovato il giusto equilibrio, concentratevi sulla pausa nella parte finale di ogni inspirazione – prima dell’affondo di ciascuna espirazione, e create un istante di incrocio di quiete. Piano piano noterete come aumenta con il respiro la consapevolezza di voi e dell’altro.
Fase II: l’Avvicinamento
I partner divaricano le gambe e la donna si avvicina ponendo le sue gambe sopra quelle del partner, fino a cingerlo con i piedi intorno alla parte bassa della schiena.
Una volta raggiunta la posizione rilassatevi e distendete i muscoli, cingendovi con le mani l’uno sulle spalle dell’altro, oppure intorno alla vita, o anche toccandovi con una mano nei pressi del cuore. Ricominciate a sincronizzare il respiro come nella Fase I.
Fase III: l’Arrampicata in grembo
Siamo arrivati alla classica posizione dello Yab Yum, che le prime due fasi hanno in qualche modo innescato. Adesso la donna procede ancora più vicina, fino ad arrivare in grembo al suo compagno. Vi trovate vis-a-vis, con le fronti che si toccano e vi abbracciate. Gli occhi rimangono chiusi e lentamente aumenta il livello del contatto fisico. Con i corpi uniti, si torna a far attenzione al respiro, principale ponte di collegamento tra gli esseri.
Una volta giunti qui, l’energia femminile della donna, la sua Kundalini, raggiungerà un primo picco, aprendo un canale di comunicazione per il flusso divino femminile, che si esprime sotto forma di energia sessuale. A questo punto il ruolo dell’uomo è quello di ancora, per assecondare il viaggio dei lei. Lui salda ancor più la presa delle sue gambe a terra, per tenere alta la sua mascolinità e divenire un contenitore resistente ed in grado di sostenere l’impeto della beatitudine di lei.
Siamo lontani dalla rappresentazione del maschio che mette in campo la sua forza aggressiva e conquistatrice, qui l’uomo va immaginato come un serpente raggomitolato in un buco.
Yab Yum, la danza dell’anima
Che si tratti di una pratica a se stante o si un avvicinamento al sesso, lo Yab Yum va vissuto come una danza dell’anima. Scambiandosi questa energia di matrice divina, possiamo dimenticarci per un attimo chi siamo e cosa dobbiamo fare, per sentirci parte integrante di qualcosa di più ampio.
A volte capita che questa pratica susciti la fragilità delle persone. Ciascuno si deve sentir libero di lasciare uscire tutto ciò che viene fuori, senza giudizio. L’importante è mantenere la posizione, resistere alla tentazione di trovare comfort, che faciliterebbe in qualche modo il contenimento delle emozioni più forti.
Proprio in questa fase la coppia cresce e si fortifica. Emergono infatti piccole e grandi verità prima non dette delle quali l’altro si fa testimone compassionevole. Può essere il primo passo verso una guarigione profonda nella persona e nei rapporti d’amore.