Altro che lockdown. La casa del sesso scoperta e chiusa a Mestre (Venezia) dai carabinieri della zona funzionava a pieno organico anche durante l’emergenza sanitaria da Coronavirus. Era gestita da una coppia di cinesi, la 35enne Y.X. e il 42enne C.B., arrestati e successivamente denunciati in stato di libertà per sfruttamento della prostituzione nei confronti di un gruppo di giovani loro connazionali.
La casa per appuntamenti funzionava con inviti e pubblicità sul web nella zona delle vie Piave e Felisati, offrendo rapporti sessuali a pagamento di qualsiasi tipo. Bastava chiamare un numero di cellulare indicato. Grazie a questa utenza le indagini dell’Arma hanno individuato un appartamento in centro di Mestre, in zona strategica, dove avvenivano traffici telefonici e di persone.
A rispondere alle chiamate era sempre la gestrice della casa, che teneva i primi contatti per verificarne l’attendibilità del cliente e concordare con lui le modalità della prestazione, il prezzo ed eventuali richieste particolari. A quel punto entravano i gioco le giovani ragazze, con un tariffario molto variegato che andava dai 50 ai 500 euro. Il tutto organizzato nei minimi dettagli.
A colpire gli investigatori, quando hanno scopetto il traffico del sesso, la quantità di clienti che la casa era in grado di accontentare: oltre 25 ogni giorno, numeri appena scalfiti dal lockdown dovuto alla pandemia da Covid. Le ragazze sfruttate erano costrette a prostituirsi in cambio di una sistemazione dignitosa e del minimo indispensabile per la sopravvivenza. L’attività fruttava introiti da capogiro. Solo nel corso dell’ultimo intervento dei militari sono stati rinvenuti più di 8.000 euro.