‘Chi non lavora non fa l’amore‘, diceva una canzone di qualche tempo fa e l’autore aveva dannatamente ragione. Oggi, se il lavoro rimane una condizione imprescindibile per la soddisfazione personale e quindi in un certo qual senso anche per la soddisfazione sessuale, sembra che siano i soldi il vero motore che innesca la possibilità di fare sesso.
Qual è la connessione tra denaro e sesso?
Lo aveva fatto emergere una ricerca di qualche anno fa dal titolo ‘Money, Sex and Happiness: An Empirical Study‘ – Dartmouth College, ma uno studio i cui risultati sono stati pubblicati qualche giorno fa lo ha ribadito. E, stranezza delle stranezze che non deve ormai più meravigliarci, lo studio arriva dalla Cina! Nel paese del Sol Levante infatti proprio negli ultimi mesi il governo ha registrato un calo netto della natalità. Nonostante il governo abbia incentivato le coppie ad avere anche il famoso secondo figlio, il tasso di natalità a Pechino e dintorni è in caduta. Ecco che dunque bisogna risalire all’origine del problema, ovvero il sesso. Come sappiamo le abitudini sessuali sono connesse alla natalità.
Il fatto è semplice, in Cina, negli ultimi decenni, una fetta consistente della popolazione ha visto arricchire il proprio reddito pro capite. Più soldi in molti casi significano più possibilità di fare sesso almeno una volta alla settimana, almeno questo è ciò che la ricerca cinese ha fatto emergere.
Per l’indagine si è individuato un campione composto da 4.000 persone che hanno fatto acquisti sull’ecommerce Yanxuan. Il 54% di loro ha riferito di avere fatto sesso almeno una volta alla settimana. Il dato aumenta con il reddito, a quanto pare l’80% degli intervistati facente parte di nuclei familiari con un reddito mensile globale di oltre 5.000 euro al mese dichiara di fare sesso con regolarità almeno una volta alla settimana. Al diminuire del reddito sembrano diminuire anche le possibilità di fare sesso. Quando il reddito complessivo familiare è di circa 2.500 euro al mese, le possibilità di fare sesso almeno una volta a settimana scendono al 70%. Ulteriormente scendono al 60% quando il reddito complessivo è compreso tra 1.000 e 2.000 euro al mese.
Lo sdoganamento del sesso in Cina negli ultimi anni
Attraverso la stessa ricerca cinese si sono scoperti anche alcuni gusti relativi a oggetti come contraccettivi o giocattoli erotici. Il 72% di coloro che hanno acquistato preservativi, lubrificanti e vibratori sono gli uomini, fatta eccezione per il 63% degli acquisti di vibratori, fatti da donne. Si tratta di un grosso passo in avanti per la Cina, da sempre una nazione bacchettona a causa delle precise scelte culturali del regime comunista. Qui infatti di sesso non si parla in pubblico e l’educazione sessuale non viene insegnata ai giovani nelle scuole. Ma a partire dagli anni ’80 e ’90 del secolo scorso la popolazione è entrata – seppur lentamente, in contatto con la cultura occidentale, dove il sesso è ormai sdoganato
Adesso, dopo almeno venti anni di turbo-capitalismo in Cina, i giovani sono cambiati e si dimostrano più aperti nei confronti del sesso e dei giocattoli sessuali.
Al di là del denaro: è la motivazione a fare la differenza
Certo, abbiamo visto come la situazione economica sia importante per la tranquillità sessuale. Ma un altro studio, questa volta tedesco, ha fatto emergere come, su un campione di 1.000 persone, quelle più attive sessualmente siano quelle più motivate, nella vita come nel lavoro.
Gli analisti della Ruhr-Universität Bochum hanno fatto emergere come la motivazione personale si spinga anche laggiù, fin sotto le coperte. Chi è motivato ci tiene al proprio piacere sessuale e a quello del proprio/propria partner.