Un’App per dare il proprio consenso (ma anche revocarlo) reciproco a un rapporto sessuale. Un vero e proprio “contratto” valido 24 ore. E’ nata in Danimarca e ha subito raccolto critiche e polemiche. Si chiama iConsent ed è stata lanciata da pochi giorni, accendendo ovviamente molta attenzione su di sé. Si tratta infatti di un’App con la quale gli utenti possono inviarsi una richiesta esplicita di un rapporto sessuale. Richiesta associata a un numero, che corrisponde a una persona che a questo punto può accettare o rifiutare la richiesta. «Un consenso – spiegano gli ideatori sul sito – valido per un rapporto sessuale e che scade dopo 24 ore. Un consenso che può essere revocato in qualsiasi momento da entrambe le parti».
iConsent come risposta alle nuove leggi
iConsent è la prima conseguenza alla nuova legge approvata in Danimarca il 17 dicembre scorso che considera stupro i rapporti sessuali in cui entrambe le parti non abbiano dato il consenso. Prima infatti nel Paese scandinavo lo stupro era considerato tale solo in caso di violenza e minacce o se la vittima si fosse trovata in un contesto di coercizione. Insomma, non erano presi in considerazione i casi di debolezza o incoscienza. I creatori di questa App l’hanno ideata per garantire che entrambi i partecipanti acconsentano al rapporto, stipulando di fatto un vero e proprio “contratto”, valido per l’appunto solo 24 ore.
Ovviamente le situazioni sono possono essere tutte ricondotte a una linearità e a una semplicità come pensato da iConsent. Infatti si sono sollevati subito molti dubbi sul suo funzionamento. «L’App non è la soluzione al consenso. Una relazione sessuale non è un contratto. L’App per il consenso non può essere vista come un supplemento al consenso orale» sostiene Lene Stavngaard, presidente dell’organizzazione no-profit Sex and Society, intervistato dalla radiotelevisione di stato danese Dr.dk. «Bisogna essere molto consapevoli che il consenso si applica solo finché entrambe le parti lo desiderano. L’App non verrà presa in considerazione in tribunale. Il consenso elettronico non renderà più facile provare che una persona non ha commesso uno stupro» afferma criticamente anche l’avvocato difensore Morten Bjerregaard.
La risposta degli ideatori di iConsent non si è fatta attendere. «La novità contribuirà a sensibilizzare i clienti – dice convinta una delle fondatrici dell’App -. Ciò non elimina la responsabilità di ciascuno prima, durante e dopo il rapporto sessuale».