Da anni ormai si parla dei progressi effettuati dalla tecnologia di riconoscimento facciale. Tecnologie sviluppate dall’uomo che tuttavia si basano sulla conoscenza della macchina, sul cosiddetto machine learning. L’ultima applicazione di questa tecnologia – la prima forse liberamente accettata che non lede la privacy dei soggetti interessati, riguarda l’industria del porno. Quante volte infatti ci troviamo a vedere un film porno e ci innamoriamo della meravigliosa attrice protagonista? A volte per sapere il suo nome basta vedere nei titoli, o magari nei tag. Se proprio non si trova possiamo capire se qualcuno lo avesse scritto nei commenti.
L’applicazione della tecnologia di riconoscimento facciale nelle app di dating
La cosa potrebbe sconvolgere alcuni, ma è vera. Il creatore di una famosa super-app di incontri, di dating, ha pensato di usare il riconoscimento facciale per migliorare il suo software, i suoi servizi. Questo secondo la sua idea il piano: grazie al riconoscimento facciale i single potranno arrivare a incontrare chi più loro piace. Persone che sembrano, per esempio, il loro ex, o che magari hanno qualche tratto in comune con un personaggio famoso. Attraverso la scansione di migliaia di foto di profilo provenienti da siti e app di incontri, la nuova super-app (un po’ quello che fanno Expedia o Segugio) del mondo degli incontri vi indirizzerà verso la migliore piattaforma secondo i vostri gusti, le vostre preferenze. Tinder, Badoo, Black, Pink, Lovvo… chi più ne ha più ne metta. Il crawler di Narcissus (questo il nome della super-app) scansiona i database di moltissimi servizi. Ma lo farebbe senza aver prima chiesto il permesso, violando i termini dei rispettivi servizi. Esistono sì altre app che utilizzano l’API di Tinder – ad esempio c’è SwipeBuster, che promette di farti scoprire se il tuo lui o la tua lei ti tradisce con Tinder. Ma in questo caso il servizio di Narcissus va contro le leggi. Quelle di alcuni Stati Uniti ad esempio. L’Illinois Biometric Information Privacy Act vieta esplicitamente l’uso delle tecnologie di riconoscimento biometrico senza il consenso dei diretti interessati.